Arcology, crasi di architettura ed ecologia, “propone una forma urbana tridimensionale altamente integrata e compatta”, in totale contrapposizione del consumo incontrollato di terra, energia e tempo.
E’ un’idea dell’architetto Paolo Soleri, che con i suoi lavori e scritti mise in discussione il concetto di città moderna e di come viviamo sulla terra. Soleri cercò di dare un’alternativa concreta all’urbanizzazione diffusa contemporanea e allo scenario di un futuro catastrofico che si prospetta, a causa dell’inquinamento globale.
PAOLO SOLERI E L’ARCOLOGY

Arcology: schizzo di Paolo Soleri
Soleri si laureò al Politecnico di Torino nel 1946 e l’anno successivo si trasferì negli Stati Uniti dove lavorò per due anni nella scuola-studio di Wright a Taliesin West.
La sua esperienza formativa si basò principalmente sull’osservazione empirica degli insegnamenti del maestro, in quanto, giunto in America senza conoscere l’inglese, gli venne affidato il compito di tuttofare/cuoco/cameriere, ruolo che ricoprì con entusiasmo, poiché gli permetteva di muoversi e studiare liberamente tutto ciò che avveniva, senza essere precluso ad un unico settore.
Secondo Wright il problema attuale della città era la separazione con la campagna, così teorizzò Broadacre city, un sistema urbanistico basato sul decentramento e l’estensione in lunghezza, per dare a ciascun abitante uno spazio minimo dove costruire la propria casa e coltivare la propria terra, secondo le esigenze del singolo.
Trovatosi in disaccordo con le teorie del suo maestro, tornò in Italia e si recò a Vietri per imparare al meglio l’arte tipica della ceramica dalla famiglia Solimene, prima come apprendista, per poi successivamente realizzare la fabbrica. In tutto il suo percorso sarà fondamentale il tatto, il toccare e il lavorare l’argilla e altri materiali.
La purezza del paesaggio e la natura incontrastata dell’Arizona, lo riportarono negli Stati Uniti, dove fondò Cosanti, una sorta di scuola-cantiere in cui gli studenti dell’Università dell’Arizona sperimentavano la vita comunitaria, costruendo un ambiente ecologico, autofinanziato, grazie alla produzione e vendita di oggetti artigianali utilizzando la sabbia.
Cosanti è un “laboratorio urbano” che si pone come continuazione di Taliesin; essa nasce dall’unione di cosa+anti, prima delle cose, e si basa su procedimenti apriori, lo studio e la sperimentazione di nuove forme e modi abitativi. Essa sarà il fondamento da cui Soleri potrà costruire la sua città, Arcosanti.
PAOLO SOLERI ARCHITETTO
Paolo Soleri è stato quindi uno sperimentatore di linguaggi architettonici, e non solo: il suo lavoro ha intersecato l’architettura con aspetti biologici e sociali, introducendo i temi della sostenibilità ambientale e della sovrappopolazione.
L’architetto torinese credeva fortemente che, nella moderna urbanistica, dovesse essere messo l’uomo al centro di tutto, per far si di recuperare il senso di società più equa e dei rapporti sociali.
ARCOSANTI: LO SVILUPPO

Visione dall’alto di Arcosanti in Arizona
Nel 1970, molti volontari ispirati dal sogno di Soleri si recarono nel deserto per costruire dal nulla il primo prototipo di arcology, Arcosanti. La città si pone come un cantiere di sperimentazione permanente, dove sotto l’ottica dell’evoluzione, si sperimentano nuove forme di aggregazione.
Tutti i progetti di Soleri sono preceduti da attente riflessioni sulla società e gli impulsi che si instaurano tra gli uomini. Egli fu in grado di realizzare un’attenta analisi del periodo storico che stava vivendo e le sue analisi sono attuali ora più che mai. Passò la sua intera esistenza nella quasi totale indifferenza dei suoi contemporanei, che non furono in grado di comprenderlo, ma il suo disegno è un importante messaggio per il mondo di oggi, dove il sovraffollamento, la mancanza di risorse e l’inquinamento stanno diventando sempre più imperanti.
È necessario ripensare totalmente all’architettura e all’“uso e al consumo delle risorse della terra, non del suo capitale, è essenziale se vogliamo tenere aperte delle opzioni per il futuro”.
Nella città moderna l’uomo è diventato un eremita, la società lo obbliga a perseguire i miti del benessere e del successo, trascorrendo molte ore del suo tempo libero chiuso in auto imbottigliato nel traffico, per percorrere distanze sempre maggiori tra centri abitativi e lavori-servizi. Si instaura una servitù dell’uomo con la macchina, che determina la pianificazione urbana attuale.
Ciò determina il fenomeno dell’urban sprawl, nelle suburbia americane, dove i centri abitativi si estendono per chilometri, seguendo il sogno americano della casa unifamiliare con steccato bianco. Per contrastare questa espansione urbana incontrollata ed il predominio dell’automobile, la città deve crescere verso l’alto, diventando tridimensionale, adattandosi e proteggendo la natura circostante.
La scala delle città deve tornare ad essere a misura d’uomo, in cui non c’è necessità di auto, ma dove i pedoni possono muoversi liberamente ed efficacemente, senza pericolo.
Gli edifici sono densamente abitati, grazie all’unione di funzioni e servizi, così da limitare gli spostamenti e gli spazi inutili, sfruttando i principi del minimalismo contro l’ideale materialistico dell’accumulo compulsivo.
Viene utilizzato un sistema ad energia passivo, che sfrutta la tecnologia e l’utilizzo di materiali altamente isolanti, in grado di assicurare l’efficienza e il benessere termico, attraverso sia l’irraggiamento solare, che il calore prodotto dagli stessi abitanti, senza ulteriore dispendio di energia. Così la città è ottimizzata e si riscalda e raffredda naturalmente, ed inoltre è autonoma grazie a trattamento delle acque e fognature.
Le città moderne sono caratterizzate dalla separazione con gli impianti produttivi e le aziende, le quali si trovano fuori dai suoi confini. È necessario riappropriarsi dei metodi produttivi, riportando l’agricoltura e la manifattura all’interno della città. Tutto ciò che serve per il sostentamento e il funzionamento della città si deve trovare al suo interno ed essere facilmente accessibile a tutti, creando connessione tra cibo, energia e persone.
Questa diventa un tutt’uno tra le sue parti, non è più un mero contenitore, ma riflette le singole vite che la compongono.
Fondamentale è lo spazio pubblico, che ritorna ad essere un luogo di incontro e di scambio, in grado di creare un senso di comunità.

Schizzo di Paolo Soleri
Lo schema funzionale di Arcosanti, si basa sulla realizzazione di un insediamento progettato su terrazzamenti, dato anche dalla conformazione morfologica del territorio: questo insediamento si basa sulla costruzione di due grandi strutture, atte ad ospitare circa 5’000 abitanti.
Le costruzioni sono in parte realizzate in cemento gettato in opera, e in parte realizzate con il metodo della formatura a terra, l’argillosità del terreno viene sfruttata come stampo per il getto del calcestruzzo.
Con questa tecnica, gli elementi, che assumono una colorazione particolare, una volta giunti a maturazione vengono assemblati per creare anche strutture complesse.
La Volta Sud, è fra tutte, la costruzione più significativa e la prima struttura sulla cima della collina; è formata da un arco di oltre diciotto metri di diametro, costituito da dodici pannelli di cemento curvi; la volta Nord è stata in seguito aggiunta al fine di utilizzare questo spazio coperto per spettacoli ed eventi vari.

Schizzo di Paolo Soleri
Altra struttura fortemente identificativa del luogo è la Ceramic Apse, utilizzata per la produzione di ceramiche. La struttura absidale, è stata realizzata sia con la tecnica del cemento gettato in opera sia prefabbricato; all’interno dell’abside esposta a sud si crea inoltre un microclima favorevole alle attività all’aperto.
Infine, il Soleri Office Drafting è un edificio su tre livelli, che ospita residenza e studio nel quale ha vissuto lo stesso architetto fino alla sua morte nel 2013. Il livello più alto ospita un appartamento, il piano intermedio è occupato dagli uffici amministrativi della Cosanti Foundation, la quale attualmente rappresenta l’istituzione no-profit, incentrata sullo studio di nuove forme di urban design e sul finanziamento di nuovi progetti, alla base della gestione economica di Arcosanti, mentre al piano terra si trova una sala riunioni con annessa serra solare per il riscaldamento invernale degli stessi ambienti.
Volte, absidi, circonferenze, si ripetono all’interno della città di Arcosanti, sia nelle strutture che nelle decorazioni presenti sugli edifici, una sorta di richiamo geometrico e strutturale alla Terra.
Ad oggi, solo il 5% del progetto di Soleri è stato realizzato, ma gli abitanti della comunità continuano a seguire i suoi insegnamenti e a costruire gli edifici da lui ipotizzati: a livello energetico continuano a dipendere ancora dalle forniture esterne, ma viene stimato il raggiungimento dell’autosufficienza entro pochi anni.
WORKSHOP E ARCOLOGY
Giornalmente all’interno della comunità di Arcosanti, visitata ogni anno da migliaia di turisti, vengono organizzati workshop di agricoltura, design e molto alto, ai quali anche gli stessi turisti possono partecipare. E’ una sorta di “porta di accesso” al progetto della città, per rendere partecipi anche i turisti di cosa voglia dire vivere all’interno di questa particolare comunità.
Soleri non fu il solo pensatore, che, durante il secolo scorso, provò a formulare una nuova tipologia di società. Le Ville Radieuse e la città verticale di Hiberseimer, furono fondamentali per la riflessione sull’area verde e sull’edificio come organismo che integra funzioni e infrastrutture. Tuttavia le teorie espresse precedentemente si basavano ancora sulle necessità economiche e produttive dettate dal capitalismo e non prevedevano una totale trasformazione della comunità. Per le Corbusier e Wright, l’auto è considerata il motore stesso della città, in grado di migliorare la vita dell’uomo e portare benefici. Il problema affrontato è la strada e come rendere la mobilità più scorrevole e pratica, non l’automobile stessa!
L’architetto torinese pone la sua analisi, considerando il riscaldamento globale e come rallentare il disfacimento attuale del nostro pianeta. Ciò è possibile solo ripensando totalmente al modo in cui viviamo e compiendo una “riformulazione”, creare totalmente un nuovo sistema, scostandosi dai tentativi precedenti di migliorare il sistema già esistente, considerati delle “riforme”.
ARCOLOGY E IL FUTURO

Schizzo di Paolo Soleri
La pianificazione urbana in Cina e nel resto dei paesi in via di sviluppo deve affrontare una alta crescita demografica seguita da una rapida urbanizzazione, mentre nello stesso tempo deve considerare i limiti di suolo libero e delle risorse naturali, oltre ai cambiamenti climatici. La popolazione cinese è concentrata nelle città, dove il bisogno di automobili è sempre più alto.
In questo contesto, nasce l’interesse di Soleri di creare città dove il consumo di suolo, terreno agricolo, energia e risorse è minimo. Lean Linear City viene formulata per la prima volta nel 2004 durante una conferenza a Macau e successivamente viene presentata nella mostra “3-d City:Future China” a Beijing nel 2009.
Questa nuova tipologia urbana riprende il concetto di arcology e lo sviluppa in un continuum tridimensionale, che attraversa i continenti, collegando le persone per chilometri.
Soleri la definisce un iper organismo urbano, dove aspetti funzionali distinti operano assieme creando un ‘sistema più logico dove urbanismo, generazione di energia, e logistica sono legati assieme. “In un’arcologia, l’ambiente costruito e i processi di vita degli abitanti interagiscono come organi, tessuti e cellule in un organismo altamente evoluto”. La città diviene un corpo vivo e funzionante in cui coesistono tre elementi fondamentali: la mobilità, l’apparato circolatorio della città, la quale attraverso le sue arterie collega e porta sostentamento ai propri abitanti, la struttura, lo scheletro, che protegge da eventuali catastrofi naturali e si occupa della produzione di energia passiva, e tutti gli aspetti culturali interconnessi che rendono funzionante questo sistema.
La città è composta da moduli concatenati che creano due assi urbani continui collegati attraverso ponti, che si estendono paralleli per chilometri, seguendo i venti dominanti di una regione o i corsi d’acqua.
Questi moduli si uniscono come le vertebre della spina dorsale e possono ospitare 3000 abitanti, creando dei micro centri urbani in grado di autodefinirsi da sé, in quanto sono i residenti stessi a determinare le funzioni e i servizi che saranno presenti, a seconda dei bisogni. Ogni modulo è unico, poiché si instaureranno approcci e rapporti diversi, in grado di servire a tutte le necessità, è un luogo in cui vivere, lavorare, creare, scambiare, produrre energia e cibo e trascorrere il tempo libero nei parchi. Così si riporta la città ai contadini, i quali stanno progressivamente abbandonando la terra per i grandi centri.
La Linear City può nascere ovunque, poiché la sua struttura stessa si crea seguendo il paesaggio naturale, ma è fondamentale un periodo di sperimentazione e collaudo. Lo stesso processo costruttivo è pensato per realizzare un modulo alla volta, così da srotolarsi sul terreno in maniera progressiva e continua.

Render di Lean Linear City

Ritratto di Paolo Soleri ad Arcosanti